L'ARTE DELLA TAVOLA
Le innovazioni, i cambi di prospettiva hanno bisogno di una dose di impertinenza, di sano divertimento da parte del curioso, spinto a uscire dal seminato.
Così è stato per la tavola di Gualtiero Marchesi, un passo in là che segue quello compiuto in cucina. C’è un’immagine che si ripete, visibile ed invisibile, nei gesti del Maestro.
L’immagine ancestrale di una mano che afferra e contiene, contadina e artigiana, speculare a quella dello sguardo che non gira intorno alle cose, ma le contempla per quello che potrebbero essere. È questa disposizione di spirito, allergica alla complessità e affine, invece, a un bisogno continuo di sintesi che, con un guizzo, gli consente di rimettere le cose a posto, illuminandole da un nuovo punto di vista.
La sua ricerca formale non poteva escludere la tavola, gli strumenti che mettono in scena il lavoro del cuoco. Tutto, dalla forma dei piatti a quella delle posate e dei bicchieri, sostiene lo sforzo di comunicare un’emozione.
Il valore della semplicità, il suo successo è direttamente proporzionale alla varietà di piste battute, di domande poste e di problemi risolti.